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IO LEGGO/20: GEORGES SIMEON: IL FONDO DELLA BOTTIGLIA

Georges Simeon: Il fondo della bottiglia

di Antonio Fresa

 

Un romanzo amaro con una storia amara: due fratelli che sconvolgono le proprie vite senza riuscire a sentirsi uniti. Lo scrittore belga ambienta la sua storia quasi al confine con il Messico, tra allevatori e disperati in cerca di riscatto.

Il passato, come in molti suoi romanzi, torna, improvvisamente, a bussare alla porta di chi ha cercato di cancellarlo.

Lì, in fondo agli Stati Uniti, quasi in Messico, dalle parti di Nogales, dove il confine sfuma in mille tonalità e in mille esistenze, si sono riuniti alcuni allevatori che hanno fatto gruppo. Coppie e uomini solitari che inseguono un sogno di benessere e di stabilità; un gruppo con regole solide e frasi non dette.

Ognuno sa poco degli altri e il passato resta ai margini per discrezione e per negligenza. Ci sono riti che aiutano a trascorrere le lunghe giornate di riposo e di pausa: gli alcolici scorrono a fiumi e tutti sembrano impegnati a dimenticare qualcosa; i canali, con l’arrivo d’imponenti piogge, si trasformano in fiumi che separano le cittadine, senza più possibilità di comunicare o spostarsi.

In quelle giornate, il rito collettivo delle bevute è intervallato dalla visita alle sponde dei fiumi a guardare la corrente che corre e trascina con sé di tutto.

Allora, in quelle giornate, è chiaro che chi si trova da una parte non potrà passare dall’altra e tutti pensano, quasi rincuorati, di aver scelto il lato giusto dell’esistenza.

Nora e P.M. hanno un rapporto che assomiglia a un solido patto più che ad amore; stanno insieme senza troppo insistere sui difetti o sui fantasmi del passato. Lei è stata una giovane vedova con una buona fortuna e lui un avvocato in cerca di stabilità.

Il loro progetto di vita è stato coronato grazie all’eredità di lei e all’affidabilità di lui. Insieme hanno conquistato un posto in quella comunità in cui, secondo le parole di qualche amico, esistono tre generi di persone: gli americani che scendono dal Nord per scomparire e lasciarsi alle spalle qualche delitto o qualche dolore; i messicani che salgono dal Sud per inseguire una speranza di vita; quelli che si sono insediati nella valle e che difendono quanto conquistato.

P.M., come lo chiamano tutti, sembra aver perso il proprio passato e nessuno ne ricorda quasi più il cognome. Per tutti è così, semplicemente P.M.

Come accade spesso nei romanzi di Simenon, i protagonisti hanno lottato per crearsi una sorta di tana dove non essere insidiati dagli affanni della vita: si sono sistemati quanto più comodamente possibile nelle loro nuove sembianze e non hanno particolari progetti per il loro futuro.

A turbarli può, invece, essere il passato che riemerge quando meno se lo aspettano.

Mentre il fiume s’ingrossa e i bicchieri vengono scolati senza limite, dal passato di P.M. appare suo fratello Donald, sconosciuto a tutti e celato fin che sarà possibile. Donald è evaso dal carcere, dopo la condanna subita per aver sparato a un poliziotto. Inseguito e bisognoso, è andato a bussare alla porta della sorella che l’ha aiutato in ogni modo e ha fatto fuggire sua moglie e i suoi figli in Messico. Per poterli raggiungere conta adesso sull’aiuto del fratello e sul denaro che da lui potrà ricevere. Il fiume è però lì in piena e impedisce a chiunque di passare; il fiume condanna i fratelli a una mal sopportata convivenza: sentono di essere un pericolo l’uno per l’altro; sentono di non appartenere allo stesso mondo.

P.M., spaventato dall’idea che il benessere conquistato possa essere messo in forse dalla presenza del fratello, si muove in maniera goffa celando nel bere le sue paure; Donald, convinto che il fratello, alla fine, lo tradirà, si perde anche lui.

Una pagina dopo l’altra, con la sua abituale maestria nello scavare l’animo umano e intessere trame avvincenti, Simenon ci guida alla tragedia finale che sconvolgerà le vite di tutti. Ma questo esito lo lasciamo alla curiosità del lettore.

Georges Simenon
Il fondo della bottiglia
Adelphi, 2018
Pagine 176, € 18,00
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