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IO LEGGO/29: MUDANZA

 

Antonio Formichella: Mudanza

di Antonio Fresa

 

Trovare un’etichetta o una definizione per questo lavoro di Antonio Formichella è un’impresa complessa e, a ben vedere, anche inutile, perché comporterebbe un fraintendimento delle motivazioni che sono alla sua base.

Se affrontiamo l’analisi da un diverso e più concessivo punto di vista, possiamo scoprire che quest’oggettiva difficoltà a catalogare il testo deriva da una consapevole movenza dell’autore ed è legata alla condizione di mudanza (letteralmente, mutamento, trasloco, in spagnolo) che costituisce l’intima essenza del testo.

In un’epoca di crisi e di trasformazione, il bagaglio di paradigmi e certezze che avevano definito la griglia entro cui interpretare il “secolo breve” non è più in grado di cogliere i nuovi fenomeni sociali.

Continuare a usarli, come se essi potessero costituire ancora un appiglio per comprendere la realtà, non aiuta e non apre le porte alle novità che l’epoca storica porta con sé.

L’interprete degli eventi è dunque costretto a un continuo movimento, mutamento e trasloco politico, esistenziale, musicale, letterario e così via. In altri termini, il bagaglio di conoscenze e giudizi che aveva accumulato fino ad un certo punto del suo percorso è, almeno in alcuni passaggi, un peso che non aiuta a dischiudersi ad altre esperienze. Intendiamoci, le conoscenze e le riflessioni accumulate non sono del tutto inutili, ma potrebbero trasformarsi in una sorta di pregiudizio e di visone opaca che non aiuta di certo al confronto con l’emergere di nuovi stili di vita e nuovi contesti socio-politici.

Mudanza è anche il coraggio di rimettersi in discussione, come amici, come genitori, come coniugi, come lavoratori e così via per affrontare un mutamento continuo e a tratti traumatico.

La parola “crisi”, abusata con continuità nella nostra comunicazione troppo frettolosa e caotica, non nasconde necessariamente un tracollo; essa postula, piuttosto, la ricerca di un equilibrio nuovo e attuale.

I rimandi alla filosofia e ai suoi linguaggi – linguaggi che l’autore frequenta con una consapevolezza che ha dei tratti che ci piace definire “affettivi” – servono a costruire un metodo e una tempistica dell’approccio che riconosce nel tempo storico una necessità e una durata che non siamo in grado di “scavalcare” con la facile pretesa dell’immediatezza.

Comprendere, capire, analizzare e poter gestire una reazione adeguata sono un cammino fatto di tempo, fatica e, in non pochi passaggi, anche sofferenza. In tutti i campi, da quelli più privati a quelli pubblici, non ci sono facili rifugi e la nostalgia delle certezze potrebbe essere il più pericoloso dei mali.

Mudanza, nelle pagine che Formichella costruisce con pazienza ed eleganza, è allora un’attitudine, un modo d’essere che si è, per uno di quei giochi che la storia ci riserva, andato costruendo in un gruppo di WhatsApp.

Un gruppo di amici che, al cospetto del nuovo millennio, sono chiamati dalle esigenze di un mondo che muta a traslocare e lavorare lontani; un gruppo di amici che decide di non disperdere il nobile patrimonio di complicità, intesa e desiderio di confrontarsi: un mezzo moderno diventa l’occasione per continuare a intessere dialoghi “antichi”, anche per chi si ritrova a migliaia di chilometri di distanza.

Un dialogo continuo che vibra a prescindere dal mezzo usato; un dialogo continuo che, nella sua valenza esteriore, consente un continuo scambio di punti di vista e, nella sua dimensione interiore, aiuta a gestire le domande e i dolori che l’esistenza porta con sé.

In tutto il libro, e non ce ne voglia l’autore se condividiamo sentitamente con lui questa difficoltà, la certezza che la storia, la vita, la politica e così via continuano anche oltre la colpa più grave della nostra generazione: quella sorta d’amarezza che, derivando dal mutare delle nostre certezze, si può drammaticamente trasformare in un iniquo e inopportuno giudizio sul futuro dei nostri figli e delle giovani generazioni nel loro complesso.

Non siamo in grado di individuare tutti i motivi che hanno portato l’autore a questa fatica della scrittura; certamente, a giustificare queste pagine, basterebbe quell’esigenza morale – e Formichella la sente con evidente forza – di riaprire la strada al domani, all’utopia, alla sfida, almeno per quelli che del futuro saranno i protagonisti.

Antonio Formichella
Mudanza
Il seme bianco, 2018
€ 14,90; pagine 150

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