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IO LEGGO/7: IL SORCIO

Il Sorcio

di Antonio Fresa

 

Piccola premessa

Questo romanzo di Simenon espone gli amanti dello scrittore belga a un’esperienza davvero particolare: questa non è un’inchiesta legata al famoso Commissario Maigret; questa è, però, una vicenda che del commissario conserva moltissimi elementi.

L’abilità di Simenon nel ricreare le atmosfere parigine care ai suoi lettori riesce a trasformare un’assenza in una presenza, in un fantasma che aleggia sulla storia con la sua pipa e il suo cappottone.

Il commissario Maigret non prende parte alla vicenda. I luoghi, i personaggi, i metodi sono però i suoi: collaboratori, odori, sapori, strade, locali pubblici di quella sua Parigi che sembra così unica e così banale a un tempo.

Come sempre nelle pagine di Simenon pochi tratti e poche parole riescono a restituire un’atmosfera, la costanza dei luoghi e il brulicare della vita: folla tanta e solitudine estrema che si sfiorano lungo le strade parigine dove si vive insieme senza quasi vedersi.

Lognon, Lucas e altri poliziotti sono quelli che, in molte occasioni, fanno da collaboratori o informatori del commissario e ci attenderemmo da un momento all’altro la sua apparizione con il tipico incedere e il fumo della sua pipa.

“Un Maigret senza Maigret” è stato definito questo romanzo, perché lo stile e le regole narrative sono quelli tipici delle inchieste più celebri.

La vicenda e il protagonista

Il Sorcio è un barbone gentile e quasi signorile che sbraca il lunario grazie ad un ampio repertorio di frasi batte, battute e facezie che gli conquistano la simpatia di quelli che si muovono in una Parigi fatta di teatri e locali all’aperto.

Il Sorcio, come ormai lo chiamano tutti gli agenti in servizio nei quartieri dove si sposta, passa la maggior parte delle sue notti nelle celle dei commissariati che sono diventati una sua seconda casa. Lo conoscono tutti e tutti lo tollerano ormai quasi con simpatia.

Nel suo passato c’è tutto un altro tipo di vita e nel suo agire c’è una sorta di malinconica accettazione del presente.

L’antagonista

In questa storia, almeno fino a un certo punto, il suo rivale è lo Scorbutico. Con questo soprannome non proprio lusinghiero, il Sorcio è solito riferirsi all’ispettore Lognon, un uomo cupo e chiuso, che non ha mai raggiunto gradi più alti nella gerarchia della Polizia parigina.

Il caso porta il Sorcio a ritrovare un’ingente somma di denaro e a poter quindi sognare una vecchiaia diversa e senza affanni. Il Sorcio non sa che dietro questo fortuito caso si cela un delitto eccellente che lo proietterà al centro di una vicenda pericolosa e più grande di lui.

Il caso è troppo grande anche per l’ispettore Lognon che è il primo a rendersi conto della complessità delle cose e che vedrà in quell’inchiesta la grande occasione della sua carriera.

Due uomini ai margini, due uomini che vorrebbero cambiare il proprio destino si ritrovano al centro di una vicenda che non li aveva previsti e non li aveva convocati: l’uno e l’altro affronteranno un piccolo calvario per sopravvivere agli eventi.

Infine due uomini che sembrano, in modi diversi, essere complementari e contrapposti al più noto personaggio di Simenon, quel commissario Maigret che continua ad aleggiare in queste pagine.

Un barbone e un ispettore; un senza tetto e senza casa; un ispettore che non sa risolvere gli enigmi del crimine: Maigret è, invece, in qualche modo casa, regolarità, serena convivenza familiare con la moglie, semplicità domestica, ma è anche un giovane ispettore che ha saputo raggiungere da uomo adulto l’ufficio più importante della Polizia giudiziaria di Parigi.

 

Georges Simenon
Il sorcio
Adelphi, 2017
€ 18,00, pagine 155