IO LEGGO/12: NIGHTHAWKS
Nicola Mariuccini: Nighthawks
di Antonio Fresa
Ci sono cocktail e cocktail si potrebbe dire, con una certa aria da avventori navigati di un locale amato per lungo tempo.
Ci sono barman e barman, potrebbe allora aggiungere qualcuno.
Ce ne sono di abili e creativi che sanno leggere negli occhi dei loro clienti.
Usano, questi artisti del mescere, un’arte antica che è fatta di attenzione all’umanità dei loro clienti: un passaggio breve a scrutare l’abbigliamento; un’attenzione vigile alla postura; una certa inclinazione a cogliere i lampi nello sguardo.
Ogni vero autore di cocktail sa essere a un tempo psicologo, sociologo, esperto della comunicazione e soprattutto empatico e accogliente.
Caetano, il protagonista di questo romanzo, è un barman che sa ascoltare, attendere e, soprattutto, consigliare il giusto incontro fra sapori ed emozioni.
Nel locale di Caetano, il Nighthawks appunto, Nicola Mariuccini costruisce incontri e dialoghi serrati, per farci scoprire i suoi personaggi che s’incontrano per pochi minuti o per costruire legami profondi.
Il quadro di Hopper, richiamato nel titolo, è forse quello più celebre dell’artista americano e offre, fin dal suo apparire nel ormai lontano 1942, un’atmosfera rarefatta e sospesa, con un effetto di luci che tiene insieme la solitudine dei protagonisti e il loro bisogno di andarsi ancora incontro, di dirsi ancora una parola, d’esercitare il proprio fascino e illudersi almeno di una possibile compagnia.
Un locale che si riempie di avventori silenziosi o desiderosi di fare quattro chiacchiere; un barista che sa offrire il cocktail giusto per ogni momento.
Ci troviamo a Monsaraz, in Portogallo, in una nazione ancora alle prese con la memoria del proprio recente passato.
Il Portogallo con la sua storia ancora recente piena di violenza; la vita di un uomo che, nell’apparenza della sua tranquillità, nasconde intrighi di vario livello; donne segnate per sempre da incontri con uomini senza amore vero: una galleria di personaggi, tanti ingredienti ben calibrati per questo cocktail da definire con un solo nome, Nighthawks.
Nicola Mariuccini, con una “ragnatela” intessuta con una fitta trama di dialoghi, ci introduce a una sequenza di eventi che possono mettere in forse anche le vite apparentemente più solide.
Il Nighthawks deve la propria fama alla volenterosa opera di un barista che insegue un sogno.
Le porte si aprono e la gente entra per fare i conti con i propri incubi notturni o con i sogni che non sempre trovano forza.
Alcuni avventori sono abituali fino al punto da creare una piccola comunità che trova il suo centro nella “filosofia” del drink: con gli occhi abbassati si sorseggia nel silenzio, scrutando il liquido che ci tiene compagnia; con gli occhi ben alzati si può ammirare la bellezza di una donna perduta o presente e incontrare gli altri, come amici per un tratto di strada, o come nemici da eliminare o evitare.
E così le serate passano, aggiungendo dettagli a dettagli, costruendo un quadro sempre più nitido dei personaggi che Mariuccini ci fa incontrare.
La realtà mostra crepe sempre più evidenti e tutto quello che sembrava chiaro, assume un tono diverso.
Il romanzo è tutto costruito da dialoghi diretti, senza alcun intervento a descrivere o commentare. E’ una tessitura di voci, di rimandi, di richiami; è una tessitura che vuole restituire il “sonoro” di personaggi che s’incrociano per bere qualcosa, di volti che si scrutano, di attese che si fanno pressanti. Una parola dopo l’altra, una conversazione dopo l’altra i personaggi si presentano nelle parole di chi siede appena accanto.
Nel finale del suo romanzo Mariuccini, uscendo infine dal chiuso del locale, ci ricorda con pochi tocchi e le giuste osservazioni dei protagonisti che la vita continua e che tanti ancora proveranno a inseguire i propri sogni. E’ tempo di andare, si direbbe; è tempo di uscire all’aperto e inseguire ancora qualche sogno.
Nicola Mariuccini Nighthawks Castelvecchi, 2017 Pag. 134; € 16,50